lunedì 23 gennaio 2012

Eve of Destruction



L’apocalisse affondò le sue origini nell’edonismo.
Il verbo del club Dìas como Diòs di Buenos Aires scoccò come una freccia al curaro dell'ultimo Waorani e avvelenò il mondo. Era luglio e nel misero tempo di una settimana miliardi di individui armati e convinti avevano scelto di vivere gli ultimi sei mesi della loro vita “da Dio”.
La scientifica certezza che StarOne, l’asteroide ginormico proveniente da Galaxia, avrebbe impattato la Terra era notizia di qualche giorno: nessuno avrebbe salvato le penne. Nessuno.
Cercare di vivere alla grande gli ultimi sei mesi di mondo parve subito una decisione inevitabile per molti.
Seguirono gli assalti a tutto, si cominciò dalle banche e dagli ipermercati per finire con le fattorie e le fabbriche di cioccolato.
Nel giro di due settimane il denaro perse completamente il suo valore. Le riserve auree furono depredate dall’interno, ma l’oro valeva meno del letame.
I buoni e gli onesti, gli ultimi, diventarono i più perfidi e malvagi, e si scatenò una sorta di tutti contro tutti che portò all’abbrutimento totale. Individui contro individui, paesi contro paesi. Sgarbi e vendette si susseguirono in un ciclo inarrestabile.
Niente serviva a niente. Alimentarsi e fare l’amore dentro a un concerto detonante di bombe era tutto quello che restava da fare.
Un’escalation rapida di distruzione provocò infine La Nube, un composto chimico letale che avvolse il pianeta in un venefico abbraccio.
L’ultimo esemplare della razza umana, Tetsuya Watanabe, morì asfissiato nel suo rifugio antiatomico il 20 dicembre 2012.
Il giorno successivo lo StarOne, proiettato a mille sul cielo antartico, fu inghiottito da un buco spazio tempo, manco fosse una mentina, e sparato in una dimensione confinante ma remota dove mise fine al dominio dei grandi rettili. Per sempre, e mai.
La razza vivente più evoluta sul pianeta risultarono essere i pesci. Avrebbero dovuto applicarsi con pazienza e determinazione, sviluppare cellula a cellula di nuovo i polmoni e poi ricreare ancora quelle buffe appendici podaliche. Ci sarebbero voluti milioni di anni, sì, ma da qualche parte, un giorno, si sarebbe visto ancora un uomo, questo era certo. Un uomo piegato su un foglio, a studiare il rapporto irragionevole tra la circonferenza di un cerchio e il suo cazzo di diametro.
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Questa session di musica e parole partecipa al Premio Gigi Reder
come anche:
Sembrava un gioco - by lillina
California Dreamin'  - by melusina
We take care of our own  - by giodoc
Poi - by la donna camel
Emozioni - by melusina
Il disadorno arredo dell'amore - by dario
Il cielo sopra Milano - by rory
La banda degli ifoughthelaw  - by cielo
Ho giocato a calcio - by hombre

8 commenti:

  1. Nulla si crea e nulla si distrugge... Ti dirò che vedo con molto favore e molta curiosità l'ipotesi di un Mondo tutto da rifare da zero. E mi fai ricordare che Clifford Simak, in City (che non è quello di Baricco!!!) ipotizzava che dopo l'estinzione della specie umana la Terra sarebbe stata dominio delle formiche, formiche sempre più intelligenti ed efficienti. Devo rileggerlo, capperi.

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  2. spettacolo hombre, mi è piaciuto...

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  3. a me non mi è piaciuto manco pe' gnente!

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  4. Non bastassero le inculate quotidiane, questa sarebbe proprio un'inculata galattica.
    Da ponzare, abbiamo ancora qualche mese...
    Quanto alle formiche ho l'impressione che siano già fin troppo intelligenti: solo un'intelligenza superiore può consentire loro di rompere le palle in casa e in giardino e in ogni stagione. Non fossi un tantino schizzinoso le farei al cartoccio e me le mangerei.
    Ciao.

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  5. a sei mesi dalla fine, non un grammo di cervello in piu'. valori a tempo e valore del tempo.

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  6. Questo post mi ha fatto venire un'idea :)

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