mercoledì 11 gennaio 2012

Il domino di Dio è in mezzo a noi

Eccolo lì, seduto sulla banchina.
Il mio animo catastrofico fa penzolare le gambe verso il mare con aria svogliata.
Mi avvicino, lentamente, mi ha sempre messo soggezione quella mia personalità.
Lui gira la testa verso di me, ma non mi guarda negli occhi, guarda dietro di me, come se fossi io la proiezione mentale, non lui.

- Ti ho già raccontato come andrà a finire?
- Sì, ma fallo di nuovo, voglio scriverne.
- Davvero? Ne vale la pena?
- Non lo so, ma mi va, di conseguenza, va anche a te.

Dimentico sempre che è nella mia mente, o meglio è la mia mente.
Quando sento l'inizio della canzone mi guardo attorno, cercando una radio accesa su di una barca o uno studente che torna a casa ascoltando la musica al cellulare.
Lui ride, batte col dito sulla sua testa, che è poi la mia, come per ricordarmi che ha il controllo sulla mia memoria uditiva.

- Ci sarà un talk-show, chiameranno un biologo, un fisico, un prete, un'alimentarista, qualsiasi cosa sia, e un perito agrario di fama mondiale.
No, non è una barzelletta, sì, la televisione andrà ancora più a puttane.
Complimenti, è merito di quelli come te, quelli in carne e ossa.

( Let me tell you a story to chill the bones
About a thing that I saw)

- Un dibattito banale, l'aborto, condotto da Barbara D'Urso.
A reti unificate. Diretta mondiale. Doppiato in 23 lingue, sottotitolato in 42.
La D'Urso dice qualcosa il pubblico applaude, normale routine.
Non fosse che il biologo ed il perito iniziano a parlottare tra loro, ignorando ciò che succede loro attorno.
"Senta lei" dice il consulente dal pollice verde, Mario Rossi per comodità, interrompendo la fastidiosa donna durante un sproloquio pomposo e retorico, come questo che mi stai costringendo a ripetere.
"Venga un attimo qui, vorrei sapere la sua opinione".

(Not aware of the presence so near to me
Watching my every move)

Al che l'alimentarista, un po' imbarazzato, si alza e li raggiunge dall'altra parte dello studio.
È un uomo pratico, Giacomo Sorni, ma soprattutto curioso: fa presto a gettar via la titubanza, lasciando il posto ad un fervore quasi grottesco nell'assorbire l'argomento del dibattito e nell'esporre dati su dati.
Il pubblico a casa non sente praticamente nulla, i microfoni sono spenti, i doppiatori sono muti, la D'Urso si agita per lo studio come un cane con la rabbia.

(Feeling scared and I fell on my knee
As something rushed me from the trees)

Il prete si avvicina e per il momento ascolta.
È cosciente che una citazione biblica non servirebbe a molto, deve attendere il suo turno per dire qualcosa d'intelligente, possibilmente non tratto da un libro che ha ripudiato la notte prima, sotto l'influsso di una tanto poco satanica quanto molto umana e triste sbronza.
Il fisico guarda i numeri e commenta che i calcoli sono sbagliati, ma per fortuna Pietro Alessi li può correggere.
Pieno di sé, tira fuori una matita dal taschino della giacca ed inizia a scrivere sul bracciolo della poltrona di pelle bianca.

(Into the circle of fire I followed them
In the middle I was led)

Ora i suoni che emettono sono stati amplificati di mille volte, in modo che il mondo non perda neanche un sibilo, un fruscio, uno dei fendenti che la matita di Alessi assesta alla poltrona.
Ora è passato allo schienale, i suoi nuovi colleghi lo aiutano fornendogli le nozioni imparate in anni di vagabondaggio tra università, congressi, libri e studi sperimentali.
Il prete si rivela molto utile: bloccati sulla situazione dell'Africa, porta i compagni all'epifania.
Lui che è stato missionario, lui che ha portato il Verbo, lui che ci ha vissuto la sa la situazione: sono irrimediabilmente fottuti.

( And I felt I was in a trance
And my spirit was lifted from me)

E così vanno avanti per una mezz'ora buona, con la conduttrice che barcolla per lo studio in preda ad una crisi isterica, il pubblico del mondo intero che si raduna davanti a televisori, radio, computer.
Per mezz'ora il mondo si ferma.
L'imperatore-dio del Giappone blocca un suo discorso a metà per guardare cosa succede sul suo tablet.
In Antartide, un gruppo di ricercatori dimenticano i loro compagni, usciti per alcune analisi su non so che, probabilmente ghiaccio, i quali muoiono di assideramento, bloccati in una tormenta senza ricevere alcuna risposta agli S.O.S.
Succedono, o smettono di succedere altre cose fighe, ma io no sono la personalità adatta a descriverle.

( As I danced with the dead
My free spirit was laughing and howling down at me)

Hai una sigaretta?

- Ecco, tieni.
Ma in verità la porto alla mia bocca: se la porgessi a lui cadrebbe semplicemente nella baia.
Aspiro e ricomincio, rincomincia, ricominciamo, come vi pare.

- "Fatto" dice il fisico " i calcoli sono finiti".
Gli spettatori non possono vederlo in faccia, da loro la schiena, ma fidati di me, sta sgranando gli occhi in questo momento.
Le mani gli tremano, il sorriso compiaciuto diventa una maschera di follia, scappa via urlando.
Gli altri intanto ci sono arrivati, hanno capito gli ultimi passaggi e si accingono ad imitare il collega.

( I ran like hell faster than the wind
But behind I did not glance)

L'equazione non mente.
Non ci sono errori, è inutile ricontrollare.
Siamo troppi.
Troppi per sfamarci, troppi per abbeverarci e nel giro di poco saremo troppi persino per respirare.
Davvero poco.

Il prete, ultimo rimasto del quintetto, si avvicina marciando alla telecamera 3.
Spinge via con decisione una Barbara catatonica che gli sbarra la strada biascicando di famiglia italiana e di morale universale e lei cade per terra di faccia, rompendosi il naso.
Non si alzerà mai più dal pavimento.
Morirà quattro giorni dopo d'inedia, ma non prima di aver sancito l'ultimo Guinness World Record: ultimo essere umano vivo sulla faccia della Terra.

E così iniziò l'ultimo discorso.
"Il domino di Dio è in mezzo a noi!"
Così si concluse, con un errore di battitura.

Niente grandi piani per la salvezza, niente idee geniali, niente coltivazioni su Marte, niente.
Solo un grande cannibale massacro, da essere citati in tribunale per plagio da Romero.
Ad un certo punto ci si sarebbe potuti fermare, rendersi conto che adesso si era meno di prima, che magari ora c'era il tempo per pensare ad una soluzione, per salvarsi il culo e poi rattristarsi per le "vittime della carestia".
Ma non fu così: l'umanità tutta si sentiva per la prima volta unita sotto un unico stendardo, un unico scopo.
La follia.

Ha finito, ora torna a guardare il mare, cerca un riflesso che non vedrà mai.
Io prendo un'altra sigaretta, ma non si accende.
Si è bagnata troppo di sangue.

"To this day I guess I'll never know
Just why they let me go
But I'll never go dancing no more
'Till I dance with the dead"

Iron Maiden, Dance of Death

10 commenti:

  1. Una fine pazzesca ma con una Signora colonna sonora

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  2. Che poi volendo potrebbe essere anche corretto: "il domino di dio". Tipo "effetto domino", la miccia scatenante e la fine ineluttabile.

    Ti segnalo un bug "nel giro di poco saremo pochi persino per respirare", o è voluto?

    Proponi il soggetto a Tarantino e a Rodriguez, sarebbe uno spettacolo al cinema!

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    1. Era voluta per due motivi:

      1. Non volevo lasciare aperta nessuna possibilità, quindi ho preferito il futuro al condizionale.

      2. Volevo vedere la reazione del Grammar Nazi che è in te :-)

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    2. Errata corrige:
      "Voluto", non "voluta".
      Sono reduce da 12 ore di studio, il mio cervello è ridotto ad una pappetta della Plasmon...

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  3. @La Carta: il futuro al posto del condizionale secondo me qui ci sta tutto. Il bug che ti segnalavo è che forse volevi scrivere che "saremo troppi persino per respirare". Ma ti perdono perché mi piacciono i Plasmon.

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    1. Come volevasi dimostrare, direbbe la mia prof di fisica.
      Correggo.

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    2. Ho corretto anche il link, che non portava da nessuna parte...

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